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Foto: Nguyen Hiep | Unsplash

Una volta contratta l’infezione da Sars-Cov-2, predire come sarà il suo decorso non è cosa facile: la prognosi di Covid-19 varia da persona a persona, e può essere complicato azzardare previsioni. Cosa succederebbe se invece bastassero delle analisi del sangue per monitorare l’andamento dell’infezione? È quanto hanno ipotizzato i ricercatori dell’Umh-Csic Neurosciences Institute di Alicante, in Spagna, studiando la quantità nel sangue di pazienti infetti della proteina Ace2, il recettore che consente l’ingresso del coronavirus nelle cellule. Nelle fasi acute dell’infezione hanno riscontrato una diminuzione significativa della proteina. Questo potrebbe condurre a un metodo innovativo, semplice e poco invasivo di monitorare l’infezione da Sars-Cov- 2, semplicemente con un esame del sangue. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Faseb Journal.

Tutto è iniziato dall’Alzheimer

L’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (Ace2) è una proteina che si trova soprattutto nei tessuti dei polmoni e delle mucose orali e nasali, ma anche in sedi non respiratorie come il tratto gastrointestinale, i reni, le ghiandole surrenali, il cuore, i testicoli, il fegato e il cervello. Insomma, nell’essere umano questa proteina è ampiamente espressa, un po’ in tutte le sedi corporee. Essa possiede diverse funzioni fisiologiche, tra cui partecipare alla sintesi di molecole con effetto vaso-dilatatore e anti-infiammatorio, ma soprattutto consente a Sars-Cov-2 di legarsi alla cellule e gli fornisce una chiave d’accesso per entrarvi.

Sebbene la presenza di questa proteina del sangue sia collegata a diverse condizioni patologiche e stati infiammatori, non era stata indagata nel dettaglio in associazione con l’infezione da coronavirus. L’idea è venuta al team di Alicante, guidati da Javier Sáez-Valero, ed è partita da quanto si discosta più da Sars-Cov-2: la malattia di Alzheimer. La linea di ricerca principale del gruppo, infatti, è proprio studiare l’insorgenza e il decorso di questa malattia degenerativa, soprattutto attraverso la quantificazione di una molecola (chiamata APP), presente nel liquido cerebrospinale, che funziona da biomarker. APP viene elaborata dalla stessa classe di enzimi che elabora Ace2: perché allora non pensare a un metodo per monitorare l’infezione da Sars-Cov-2 analizzando le quantità di un biomarcatore?

Lo studio e i risultati

Lo studio, effettuato durante la prima ondata della pandemia, ha individuato, attraverso la biobanca nazionale Isabial Biobank, 59 persone con un test molecolare positivo per Sars-Cov-2, con un’età media di 64 anni: queste hanno sviluppato Covid-19 in maniera moderata o grave e nel giro di 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi sono state tutte ricoverate in ospedale. In più, per testare la specificità del marker, sono stati analizzati anche pazienti con polmonite da virus influenzale. La proteina Ace2 nel plasma umano è stata identificata attraverso una tecnica che permette di rilevare con precisione la quantità di una specifica molecola in un determinato tessuto.

I dati hanno evidenziato che i pazienti con Covid-19, nella fase acuta dell’infezione, presentavano nel sangue livelli di proteina Ace2 significativamente più bassi rispetto a persone non infette; in fase di remissione dall’infezione, invece, i livelli di proteina nel sangue tornavano normali. Oltre all’intera molecola di Ace2 è stata misurata anche una sua forma tagliata, che deriva dall’interazione con il virus. I ricercatori hanno osservato che in questo caso durante la fase acuta dell’infezione la forma tagliata di Ace2 aumentava, cosa che non succedeva né nei pazienti sani né con quelli con l’influenza.

I risultati dello studio, quindi, suggeriscono che i livelli di Ace2 nel plasma potrebbero essere un buon modo di misurare l’evoluzione dell’infezione da coronavirus. Secondo i ricercatori occorrono ulteriori indagini sul potenziale di questa molecola come biomarcatore, sia della malattia che in seguito alla vaccinazione contro Covid-19. Il prossimo passo? Studiare cosa succede a queste proteine ​​in individui positivi ma asintomatici oppure in persone che hanno ricevuto il vaccino.

 

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Un gruppo di ricercatori ha rilevato alterazioni della proteina Ace2, la “chiave d’accesso” di Sars-Cov-2 nelle cellule umane, nel sangue di pazienti infetti. Potrebbe diventare un metodo per studiare il decorso della malattia
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