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Le voci sono tante. Si dice che Jerry Calà accettò di recitare in Chicken Park per la delusione dell’interruzione della lavorazione della serie Il longobardo sulla vita di Umberto Bossi a causa di “divergenze artistiche con la Rai”; si dice che fu il produttore Galliano Juso (quello che inventò W la foca) a convincerlo a debuttare alla regia; si dice anche che i distributori stessi se ne vergognarono così tanto che il film non è mai stato sottoposto al visto per l’uscita in sala, cioè nessuno ha mai nemmeno iniziato la trafila per mandarlo nei cinema ma è finito direttamente in televisione. Di fatto questo film che costò due miliardi e mezzo (budget non grandissimo per gli standard dell’epoca ma nemmeno piccolo) e fu girato in inglese come i film di Bud Spencer e Terence Hill, è un caso unico nel panorama italiano di delirio di grandezza trash che distrugge una carriera.

Chicken Park ha la creatività dell’Esorciccio, la qualità di scrittura dei film di Ezio Greggio come Il silenzio dei prosciutti, le location esotiche a basso costo del cinema di genere italiano (Santo Domingo e l’Abruzzo), nessuna idea di come si faccia un film e un budget medio tutto impiegato in una serie di effetti speciali, analogici pratici e ad un certo punto anche di montaggio, che lo rendono impossibile da incasellare. Come se qualcuno avesse voluto davvero ricreare alcune scene di Jurassic Park senza una lira, seriamente, e l’avesse fatto in un film che non aveva nessuna cura per niente. Come voler costruire un grattacielo con un’impresa edilizia che non ha mai eretto un muro prima.

Nominalmente una parodia del film di Spielberg che era appena uscito, in realtà questo delirio cita e prende giro tutto, lo fa proprio con lo stile di Ezio Greggio, quello per il quale per parodiare qualcosa basta nominarlo fuori contesto o far entrare qualcuno vestito come un personaggio caratteristico di quel film e farlo inciampare (e praticamente quel che accade con Edward Mani Di Forbice) o ancora dire qualcosa di meta cinematografico (la mamma di Mamma ho perso l’aereo che schiaffeggia il figlio accusandolo di aver perso ancora una volta l’aereo). Ci sono personaggi vestiti come La famiglia Addams che occupano tutto un terzo del film senza una vera ragione, ci sono ad un certo punto militari come fossimo in Vietnam o ancora i mostri classici come Dracula, la mummia e l’uomo invisibile.

Film per stomaci davvero forti, Chicken Park è di parecchie leghe al di là dell’idea di produzione venuta male: è una follia e più lo si guarda più è impossibile non chiedersi come qualcuno abbia potuto immaginare all’epoca che quel che stavano girando fosse una buona idea. C’è Jerry Calà che imita Robert De Niro di Il cacciatore, poi un personaggio che entra nel film mentre lo sta guardando in sala come in La rosa purpurea del Cairo (ma con in più l’ironia involontaria del fatto che questo film in sala non c’è mai andato) e una quantità inconcepibile di battute a doppio senso sessuale che se la prendono con le donne (ninfomani, specialmente l’hostess interpretata da Alessia Marcuzzi agli esordi), gli omosessuali (onnipresenti), gli uomini di colore (superdotati) e ad un certo punto anche con le scienziate. Quando una di loro, la spalla del protagonista, entra in scena ed è brutta lui se ne lamenta, gli viene opposto che si sa che le scienziate non sono belle e lui risponde “Lo so!” scocciatissimo (verrà poi cacciata dall’arrivo di Demetra Hampton che subito si spoglia). Una diretta del medioevo italiano, cioè 25 anni fa.

All’epoca Jerry Calà lo definì come un film radical-demenziale. E forse aveva ragione. Se si riesce a ad aggirare l’insostenibile noia fino ad arrivare al terzo atto, è possibile avere accesso a scene cult mai più viste o filmate da esseri umani come quella del pollo gigante (effettivamente costruito!) che con il becco strappa via la maglietta di Demetra Hampton (ovviamente gaudente) lasciandola nuda e sempre con il becco le lecca i capezzoli (!) dopodiché un altro pollo gigante, con orecchini e rossetto perché transessuale, cerca di fare lo stesso ad un ovviamente disperato Jerry Calà. È solo possibile immaginare l’invidia di Massimo Boldi davanti a queste trovate.

Il film andò al di là del flop, venne distribuito in Turchia e Spagna. Uscì in VHS in Thailandia, Germania, Ungheria e Russia. Prima di quello Jerry Calà aveva surfato sul botteghino italiano negli anni ‘80, era stato parte di film collettivi ad inizio anni ‘90 con Abbronzatissimi, Fratelli d’Italia e Saint Tropez Saint Tropez, oltre a girare un film con Marco Ferreri (Diario di un vizio). Dopo Chicken Park diresse un altro film, serio, I ragazzi della notte, e la sua carriera, di fatto, si spense con altre operazioni totalmente marginali.

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Candidato d’onore al titolo di peggior film italiano degli anni ‘90, irricevibile per gli standard di tolleranza moderni, mai divertente e totalmente inspiegabile. Il suicidio artistico dell’attore di Sapore di mare va in onda stasera su Cine34 alle 22:50 (o su YouTube a qualsiasi ora)
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