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(foto: Getty)

Amazon ha comprato la Metro Goldwyn Meyer, uno studio cinematografico tradizionale, impossessandosi di tutte le sue proprietà intellettuali assieme al suo catalogo; dall’anno prossimo avrà i diritti di trasmissione sul territorio italiano della Champions League mentre DAZN avrà la serie A; Netflix ha superato i 200 milioni di abbonati in tutto il mondo. Nell’anno in cui i cinema sono stati chiusi lo scenario dell’intrattenimento domestico è cambiato radicalmente. La consueta filiera di sfruttamento di un film nel business cinematografico (produzione -> uscita in sala -> home video -> streaming -> tv generalista) si è interrotta e tutti per sopravvivere hanno accelerato o cambiato i piani. Ora che siamo riemersi dall’apnea e le sale in tutto il mondo stanno riaprendo cercando di trovare spazio per i film a lungo tenuti nel cassetto, nulla torna come prima. Posata la polvere dopo l’esplosione l’equilibrio e le forze in campo sono completamente diverse. L’America, la maggior industria audiovisiva del mondo, si trova completamente in un’altra posizione e con un altro business nelle mani.

La sale non sono morte ma i blockbuster non dimorano più solo lì

Innanzitutto i cinema. Non sono morti. Gli ultimi due weekend americani con Crudelia e A Quiet Place 2 hanno fatto segnare gli stessi numeri di prima della pandemia. Le sale negli Stati Uniti sono tornate ad incassare lo stesso di prima anche se con un’offerta molto maggiore. Ci sono infatti tutti i film che non sono usciti più quelli girati durante la pandemia, un grosso accumulo che per noi, in Italia, sarà anche più grosso perché d’estate qualcosa uscirà ma non tutto, e quindi la concentrazione sarà estrema in autunno quando ci si metteranno anche gli italiani. Dall’altra parte del mondo poi i cinema cinesi hanno ripreso quasi subito ad incassare e così quelli coreani e giapponesi (che in quest’anno ha visto il suo maggiore incasso di sempre con Demon Slayer) e tutti quelli dei maggiori territori, quelli che cambiano le sorti di un film. La sala quindi non è morta, quel che è cambiato però è che film sempre più grandi scelgono l’uscita domestica.

Prima a non passare per le sale erano i film con Dolph Lundgren o Van Damme, si chiamava straight o direct to tv, erano i film Asylum come Sharknado, un’etichetta infame. Poi con Netflix e Amazon anche film importanti hanno iniziato a saltare la sala per andare dritti in televisione (o meglio, su internet), film da Oscar per i quali la sala era un accessorio mentre nei cinema ci andavano solo i grandissimi titoli. Ora anche i titoli grandi vanno online. Durante il lockdown Universal ha fatto bei soldi mandando in noleggio in streaming Trolls World Tour, cartone sequel di Trolls, più soldi che con l’uscita in sala del primo. La Warner da par suo ha usato la sua piattaforma streaming HBO Max (che da noi ancora non è arrivata) per far uscire diversi titoli “grandi” tra cui Godzilla v. Kong. Un film gigante andato in sala e in streaming insieme. Disney+ manda Mulan, Luca e Crudelia in esclusiva su piattaforma o su piattaforma e sala.

Esperimenti simili si erano già tentati in passato e ogni volta i proprietari di sale erano insorti con minacce e campagne di pressione politica tali da far desistere gli studios. Invece, ridotti alla canna del gas durante il lockdown, gli esercenti non hanno potuto fare che flebili e inutili proteste. Gli studios dall’altra parte avevano un gran bisogno di rientrare di quelle decine di milioni di dollari spesi e non hanno guardato in faccia a nessuno. Adesso è un dato di fatto: i blockbuster possono anche uscire in streaming e generano comunque profitto. Per quanto rimanga sempre l’ideale prima la sala e poi lo streaming (doppio incasso) lo stesso è stata aperta una porta che non si chiude più. Hollywood di fatto possiede un nuovo canale di sfruttamento anche per i film giganteschi.

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Gli Stati Uniti non sono più il primo mercato per le produzioni americane

Si producono sempre più film, non solo quelli che le sale possono ospitare ma anche quelli che possono andare in streaming, sempre più produzioni giganti e sempre più pensate per il mondo e non solo per la sua parte Occidentale. Negli ultimi tre anni in Cina sono stati costruiti 20.000 schermi nuovi, aumentando di poco meno di un terzo il loro totale di 75.000. È il doppio degli schermi che esistono in tutto il Nordamerica. Il che significa che se prima era una sensazione adesso è realtà che la Cina è il mercato più grande del mondo per i film. E sempre di più è difficile per il cinema americano penetrare quel mercato. Devono fare film per loro, con le loro regole, per piacere a quel pubblico. Se ci riescono gli incassi sono da capogiro, altrimenti si precludono il mercato maggiore. E non solo per il cinema.

Come noto Netflix è cresciuto molto durante il lockdown ma il l’83% di questa crescita è arrivato da fuori degli Stati Uniti. Adesso il 60% degli spettatori è non-americano, lo stesso ben presto accadrà per le altre piattaforme di streaming. Benché serie e film americani rimangano dominanti per la prima volta accade che una produzione per essere un successo mondiale non debba per forza essere hollywoodiana. Per la prima volta l’Europa (e altri mercati) sono davvero una concorrenza per Hollywood, una che non aveva mai calcolato. Addirittura anche nel mercato domestico. La casa di carta e Lupin sono successi pazzeschi (in misura minore anche Gomorra – La serie), come non erano mai capitati e dimostrano che non importa dove una buona idea nasca, se è buona funzionerà.

Lo streaming è completamente cambiato

Se il cinema ha avuto un bello scossone da cui dovrà riprendersi non è che lo streaming sia da meno! Più aumentano gli show più aumentano le differenze e le sperimentazioni. Disney+ ad esempio sempre di più è orientato verso un vecchio modello di distribuzione che sembrava superato, quello dell’uscita di una puntata a settimana. Se Netflix più di dieci anni fa ha creato i presupposti per il binge-watching, caricando tutti gli episodi di una serie online tutti insieme, Disney+ lo vuole abbattere con un episodio a settimana: sfruttamenti lunghi, abbonati costretti a pagare per più mesi. Questo piano piano iniziano a farlo anche gli altri. E non sono pochi.

Durante il lockdown infatti sono nate tantissime piattaforme nuove, anche in Italia MioCinema e IWonderfull (sulla piattaforma di MYmovies.it) vengono da lì, solo per dirne due. Universal ha lanciato Peacock e Warner ha accelerato HBO Max (due che come anticipato da noi ancora non sono arrivate). Tutti hanno i loro film e serie in esclusiva, che non trovi altrove, e del resto anche il noleggio diventa sempre più cruciale. Il che significa che dopo un periodo in cui l’offerta era dominata da Netflix e per pochi euro al mese era possibile vedere se non tutto, almeno molto, adesso ogni piattaforma ha le sue produzioni accattivanti per le quali chiede un abbonamento. L’ennesimo, per l’utente. Un abbonamento per vedere Killers Of The Flower Moon di Martin Scorsese con De Niro e DiCaprio su AppleTV+, uno per la reunion di Friends, uno per Loki, uno per LOL, un altro ancora per Gomorra o per le serie di Sky e via dicendo.

Lo streaming è diventato costosissimo, almeno per chi non vuole rinunciare ai film e alle serie non comprese negli abbonamenti che già paga. La conseguenza è che dopo anni in cui la pirateria era calata a livelli minimi, ora è di nuovo in aumento, sempre più praticata, sempre più un’alternativa per non pagare un abbonamento a Netflix, uno ad Amazon, uno a Sky, uno a AppleTV+ e uno a Disney+, per un totale di non meno di di 30/40€ al mese a cui si aggiungono i film in noleggio (perché Godzilla v. Kong non era su nessuno di questi). Un’app come Stremio ad esempio trasforma i sistema di pirateria torrent in una piattaforma di streaming non diversa da quelle legali che tuttavia contiene tutto, come si resiste ad una concorrenza simile?

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Aumentano le piattaforme di streaming (e la pirateria), gli americani devono adeguarsi ai gusti dell’Oriente – e anche dell’Europa – per catturare il pubblico globale, e sala e home cinema devono imparare a convivere
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