Credit: Nasa Scientific Visualization Studio
Siamo a 4,72 milioni di chilometri quadrati: è quanto misura, al 16 settembre 2021, l’estensione dei ghiacci marini dell’Artico. Può sembrare una cifra incredibile, in realtà corrisponde al livello minimo annuale, quando il ghiaccio marino sull’oceano dell’emisfero settentrionale raggiunge la sua minor estensione, al termine della stagione estiva. Confrontando i dati satellitari degli anni precedenti, si tratta della dodicesima estensione più bassa registrata negli ultimi 43 anni: non un record, ma, secondo gli addetti ai lavori, un indice dell’inesorabile declino dei ghiacci marini dovuto al cambiamento climatico. È quanto annunciato dal National Snow and Ice Data Center, centro statunitense a sostegno della ricerca sui poli e sulla criosfera, a partire dai dati satellitari della Nasa e dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa.
Una funzione importante
I ghiacci dell’Artico sono costituiti da acqua marina congelata e, a differenza di iceberg e ghiacciai continentali, si formano, crescono e si sciolgono direttamente nell’oceano. L’estensione dei ghiacci marini artici è una misura dell’area di oceano dove è presente una certa quantità di ghiaccio. Per convenzione, la maggior parte degli scienziati ha stabilito una soglia di concentrazione di acqua ghiacciata per contrassegnare il bordo dei ghiacci: di solito è pari al 15%.
Per la maggior parte dell’anno, i ghiacci marini artici sono ricoperti di neve, ma non sempre: intorno a marzo, complice l’innalzarsi delle temperature, ha inizio la stagione dello scioglimento estivo, che culmina a settembre, quando i ghiacci raggiungono, appunto, la loro estensione minima. A partire dagli anni Ottanta, i ghiacci dell’Artico hanno subito una vertiginosa riduzione, e l’estensione minima si è verificata sempre più tardi a causa di stagioni di scioglimento più lunghe: ciò accade per via dell’aumento delle temperature dovuto alla presenza nell’atmosfera di anidride carbonica derivante dalle attività umane.
Monitorare i ghiacci dell’Artico è importante, perché questa copertura mantiene fresche le regioni polari e aiuta a regolare il clima globale. Il ghiaccio marino, infatti, ha una superficie in grado di riflettere circa l’80% della luce solare. Quando si scioglie in estate, però, espone al sole la superficie scura dell’oceano, che, piuttosto che riflettere la luce, la assorbe: questo determina il riscaldamento degli oceani, con un ulteriore aumento delle temperature e un grande impatto sul bilancio energetico di tutto il continente artico.
Un trend preoccupante
Il 16 settembre, annuncia il National Snow and Ice Data Center, il ghiaccio marino artico ha probabilmente raggiunto l’estensione minima del 2021, pari a 4,72 milioni di chilometri quadrati. Si tratta della dodicesima estensione più bassa da quando si è standardizzata la procedura di registrazione via satellite, 43 anni fa. Non si tratta di un record negativo (raggiunto il 17 settembre 2012, con 3,39 milioni di chilometri quadrati di ghiacci marini) ma comunque è spia di un trend preoccupante. Negli ultimi 15 anni sono state registrate le 15 minori estensioni di ghiaccio marino e la quantità di ghiaccio pluriennale quest’anno (ovvero quel ghiaccio marino che, resistendo a più stagioni di scioglimento, è presente da più anni) è una delle più basse mai registrate.
Questi numeri confermano la tendenza complessiva decrescente dell’estensione minima dei ghiacci artici, pari al 13% in meno per decennio, dal 1979 al 2021, calcolata rispetto alla media dal 1981 al 2010. Ciò si traduce in una perdita di ghiaccio marino pari a circa 80.600 chilometri quadrati all’anno: come se ogni anno, nell’Artico, si sciogliesse una quantità di ghiaccio marino esteso quanto l’Austria. “Sembra abbastanza probabile che una condizione estiva in cui l’Artico sia senza ghiacci marini non sia troppo lontane”, scrivono Alek Petty e Linette Boisvert, due ricercatori della Nasa in un articolo su The Conversation: “La buona notizia è che la strada da percorrere dipende ancora in gran parte dalle emissioni future e non ci sono ancora prove che il pianeta abbia superato un punto di non ritorno della perdita di ghiaccio marino, il che significa che gli esseri umani possono ancora fare molto”.
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Ogni anno a settembre si riducono per via dell’estate, ma quella del 2021 è una delle estensioni più basse registrate dagli anni Ottanta. La causa? Il riscaldamento globale
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