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L’Ecuador ha revocato la cittadinanza a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks attualmente imprigionato nel Regno Unito e ricercato dalle autorità statunitensi, per aver pubblicato documenti segreti relativi alle guerre in Afghanistan e Iraq. I rapporti tra l’attivista australiano e il paese americano sono incrinati ormai dal 2019, quando l’Ecuador gli ha revocato l’asilo politico che ha condotto alla sua incarcerazione.

Assange, 50 anni compiuti da poco, si trova da 3 anni nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, e lì è stato raggiunto dalla notifica di annullamento della sua naturalizzazione ecuadoriana. Secondo il tribunale per le controversie amministrative della regione di Pichincha, i documenti della sua richiesta di cittadinanza contenevano diverse irregolarità, tra cui firme non conformi, tasse non pagate e forse anche alcuni documenti contraffatti. La verifica della documentazione, riporta il Guardian, sarebbe arrivata a seguito di un reclamo presentato alla corte dal ministero degli esteri.

Carlos Poveda, avvocato di Assange, ha sostenuto l’illegalità della decisione, perché sarebbe avvenuta senza un giusto processo e senza interpellare Assange il quale, a causa della sua permanenza in prigione e di cattive condizioni di salute, non sarebbe potuto comparire in udienza. Poveda ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione dell’Ecuador, chiedendo di rispettare i diritti del suo assistito e di seguire il giusto corso del procedimento per la revoca della cittadinanza.

Assange aveva ricevuto la cittadinanza ecuadoriana nel 2018, in un tentativo dell’allora presidente Lenin Moreno di trasferire l’attivista in Ecuador, per farlo uscire dall’ambasciata a Londra dove viveva dal 2012 come rifugiato politico. Assange aveva chiesto asilo al paese americano per evitare una condanna per stupro in Svezia, poi decaduta, mentre era in fuga dagli Stati uniti, dove è ricercato per cospirazione e spionaggio. Nel 2019 è stato però arrestato dalle autorità londinesi per aver violato i termini del suo asilo politico. Secondo quanto riportato allora dai giornali, l’Equador avrebbe revocato la sua protezione a causa della pubblicazione dei cosiddetti Ina Papers, una serie di documenti che proverebbero la corruzione dell’allora presidente Moreno.

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La decisione è arrivata a seguito di un reclamo del ministero degli Esteri, secondo cui la sua domanda di cittadinanza avrebbe contenuto diverse irregolarità
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