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(Foto: Mufid Majnun on Unsplash)

Vi ricorda qualcosa la sigla ChAdOx1? È il nome della piattaforma virale usata per il vaccino di AstraZeneca, sviluppato insieme all’Università di Oxford, contro il coronavirus. Una tecnologia del tutto simile ora verrà utilizzata per studiare un vaccino contro la peste, malattia di origine batterica mai del tutto debellata. Solo un anno fa, infatti, parlavamo dei casi di peste bubbonica segnalati in Mongolia. Ma il fenomeno, ancorché limitato rispetto ad altre problematiche di salute, è ben più esteso e persiste in diverse aree del mondo, sopratutto in alcune zone dell’Africa e dell’Asia. Sono stati oltre tremila i casi segnalati tra il 2010 e il 2015 e più di 500 le vittime, citano da Oxford, a ricordare che la peste è tutt’altro che un problema relegato passato.

La peste è una malattia causata dal batterio Yersinia pestis. A seconda delle manifestazioni della malattia e delle modalità di trasmissione si indentificano tre diversi tipi (bubbonica, polmonare e setticemica, non strettamente separate, ricorda l’Istituto superiore di sanità). La malattia si può trattare con antibiotici (in caso contrario i tassi di fatalità sono elevatissimi) ma poter disporre di strumenti preventivi come un vaccino sarebbe di grande aiuto, specialmente per aree difficili da raggiungere, ha spiegato Christine Rollier, professoressa associata di vaccinologia dell’Oxford Vaccine Group. È con questo intento che è stato lanciata una sperimentazione di fase I per un vaccino contro la peste, volta dunque a testare la sicurezza del prodotto ma anche a valutare le risposte immunitarie nei volontari che verranno arruolati (il programma è di includerne una quarantina, di età compresa tra i 18 e i 55 anni).

La costruzione e il principio di funzionamento del candidato vaccino (tradizionalmente intramuscolo) sono del tutto simili a quello impiegato nella lotta al Covid. ChAdOx1 è un vettore virale, nel dettaglio una versione indebolita di un adenovirus proveniente dagli scimpanzè, incapace di replicarsi negli essere umani. Su questa piattaforma sono stati inseriti dei geni che codificano per proteine del batterio della peste (gli antigeni F1 e V). Con lo stesso principio del prodotto contro il coronavirus una volta nell’ospite la produzione di questi antigeni preparerà, teoricamente, una risposta immunitaria utile a combattere il batterio e l’infezione in caso di esposizione (qui tutti i dettagli della sperimentazione).

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Utilizzando la stessa piattaforma impiegata per il vaccino anti Covid-19, l’Università di Oxford ha annunciato l’avvio di una sperimentazione per un vaccino contro la peste
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