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(foto: Willfried Wende/Pixabay)

L’azienda biotecnologica statunitense Novavax ha annunciato oggi i risultati relativi alla sperimentazione del vaccino che ha sviluppato contro Sars-Cov-2. È stata rilevata un’efficacia del 90%, inferiore di pochi punti percentuali ai vaccini già autorizzati prodotti da Pfizer BioNTech e Moderna. Minori sarebbero gli effetti collaterali in seguito alla sua somministrazione. L’autorizzazione, però, per lo meno negli Stati Uniti, potrebbe tardare ad arrivare: il vaccino potrebbe essere utilizzato prima in altri paesi e come dose booster da somministrare successivamente a chi è già vaccinato, eventualmente anche contro le varianti di Sars-Cov-2.

Lo studio

Iniziato il 28 dicembre scorso, il trial clinico di fase 3 (l’ultimo prima dell’immissione in commercio) ha coinvolto 29.960 persone tra Stati Uniti e Messico; ai due terzi dei partecipanti è stato somministrato il vaccino (NVX-CoV2373, questo il nome), mentre agli altri è stato somministrato il placebo. Alla fine della sperimentazione, dei 77 casi di Covid-19 rilevati, 63 erano nel gruppo placebo, mentre solo 14 casi facevano parte del gruppo che aveva ricevuto il vaccino. In più, tutti i 14 partecipanti che si sono ammalati di Covid-19 hanno sviluppato solo forme lievi della malattia. Questi risultati si traducono statisticamente in un’efficacia del vaccino del 90,4%, leggermente minore rispetto ai vaccini prodotti da Pfizer/BioNTech e Moderna, ma superiore a quella del vaccino mono-dose sviluppato da Johnson & Johnson. La minor efficacia rispetto agli altri vaccini, tuttavia, potrebbe essere anche dovuta al momento in cui è stata realizzata la sperimentazione: l’azienda, infatti, ha sequenziato tutti i 77 casi di Covid-19, rilevando che il 70% circa delle infezioni era dovuta ad Alpha, la variante di Sars-Cov-2 dominante negli Stati Uniti durante la scorsa primavera.

Come funziona il vaccino Novavax

NVX-CoV2373 funziona in modo diverso da tutti i vaccini autorizzati, sia negli Stati Uniti che in Europa: è un vaccino a base proteica, costituito da subunità della proteina spike di Sars-Cov-2. Si tratta di una tecnologia già utilizzata per la produzione di vaccini di nuova generazione, come per esempio quello contro l’epatite B. Attraverso tecniche di ingegneria proteica, a partire da una specifica sequenza dell’rna del virus, vengono prodotte le proteine spike, che si assemblano in nanoparticelle in grado di imitare la struttura del coronavirus, senza però potersi né replicare né causare la malattia. Una volta inoculate nel braccio del paziente, insieme a una sostanza adiuvante, le proteine contenute nel vaccino si comportano proprio come quelle di Sars-Cov-2, legandosi alle cellule dell’ospite; tuttavia, l’unico effetto che causeranno sarà la reazione del sistema immunitario, che in futuro sarà in grado di riconoscere anche un’eventuale infezione di Sars-Cov-2, e combatterla. Anche nel caso di questo vaccino, come per Pfizer e Moderna (che invece sono vaccini a mRna), sono necessarie due dosi per avere un’efficacia adeguata, ma la natura proteica del vaccino, molto più stabile rispetto alle molecole di mRna, lo rende conservabile in frigorifero fino a 6 mesi e stabile a temperatura ambiente per 24 ore. Inoltre, il vaccino ha causato pochi effetti collaterali nei volontari a cui è stato somministrato: le reazioni più comuni sono state mal di testa, affaticamento e altri sintomi lievi.

Il futuro del vaccino

Ora la società intende richiedere, entro il terzo trimestre del 2021, l’autorizzazione del vaccino a uso emergenziale – più rapida rispetto alla procedura standard – alla Food & Drug Administration (Fda), l’agenzia regolatoria statunitense, e anche agli enti regolatori di altri paesi del mondo. Tuttavia, dal momento che negli Stati Uniti ci sono già tre tipi diversi di vaccino contro Covid-19, non è detto che la Fda conceda l’autorizzazione più rapida: uno scenario probabile per il futuro di NVX-CoV2373 potrebbe essere la sua autorizzazione e l’uso in altri paesi che necessitano urgentemente il vaccino e, probabilmente, l’uso successivo come booster del sistema immunitario ai vaccinati, anche contro le temute varianti di Sars-Cov-2. “Potrebbe essere davvero il vaccino giusto per le dosi booster“, ha dichiarato al New York Times Luciana Borio, chief scientist nella Fda dal 2015 al 2017. Novavax, infatti, ha già prodotto una nuova versione del suo vaccino, adattata alla variante Beta, che, a detta della società, potrebbe essere utilizzata come richiamo, a distanza di un anno, da qualsiasi tipo di vaccinazione. Negli scorsi giorni ha annunciato (in uno studio che non è ancora passato al vaglio della revisione tra pari, ma che è in pre-print) risultati incoraggianti di queste varianti del vaccino in esperimenti in vivo su topi e babbuini.

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I risultati al termine della sperimentazione clinica di fase 3, in cui è stato testato il vaccino proteico dell’azienda statunitense. Potrebbe essere un valido aiuto contro le varianti di Sars-Cov-2
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