
Hacker viola uno smartphone (Getty Images)
L’Unione europea e le Nazioni Unite hanno alzato la voce contro l’utilizzo da parte dei governi degli spyware, sull’onda dello scandalo Pegasus scoppiato quest’estate. A luglio, un’inchiesta di Amnesty International e Forbidden Stories ha rivelato come i sistemi di sorveglianza degli smartphone venduti dall’azienda israeliana Nso ai governi del mondo per condurre azioni contro il terrorismo siano in realtà stati usati anche per spiare attivisti, giornalisti, dirigenti d’azienda e altre figure ritenute scomode.
In particolare 50mila numeri di telefono, tra cui quelli di decine di giornalisti delle principali testate mondiali, sarebbero finiti nella trappola di alcuni governi autoritari, come Arabia Saudita, Ruanda e Ungheria, che ne avrebbero spiato le attività. Una nuova ennesima storia di sorveglianza di massa che sta lasciando non pochi strascichi e che potrebbe portare a più stringenti regolazioni, a giudicare dalle dichiarazioni delle ultime ore dei principali organismi internazionali.
Una legge contro gli spyware
Didier Reynders, commissario europeo per la Giustizia, ha rivolto un appello perché vengano investigati e portati davanti alla giustizia i responsabili delle intrusioni operate con il malware Pegasus, auspicando al contempo l’approvazione urgente di una legge europea più stringente sul tema della tutela della privacy, per ora ferma in bozza. Reynders ha sottolineato che gli stati membri dell’Unione europea non devono mettere in discussione la confidenzialità e l’integrità delle comunicazioni private, “se non in scenari strettamente limitati”, un riferimento alla lotta al terrorismo per cui sulla carta gli spyware dell’azienda israeliana Nso sarebbero stati venduti, non fosse che poi le maglie del loro utilizzo si sono notevolmente allargate.
Technologies like facial recognition are increasingly used to identify people in real time and from a distance.
— UN Human Rights (@UNHumanRights) September 15, 2021
We call for a moratorium on their use in public spaces, at least until robust international #HumanRights safeguards are in place.
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Michelle Bachelet, alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, nella cornice dell’ultima riunione del Consiglio d’Europa sulle implicazioni dello scandalo Pegasus ha chiesto una moratoria sulla vendita e l’utilizzo di quei sistemi di intelligenza artificiale come gli spyware che sfuggono al controllo delle autorità, almeno fino a quando non si metterà una toppa al vuoto normativo. “L’intelligenza artificiale può essere una forza positiva, che aiuta le società a superare alcune delle grandi sfide del presente. Ma le tecnologie di intelligenza artificiale possono avere effetti negativi, persino catastrofici, se vengono utilizzate senza tenere in sufficiente considerazione il modo in cui influiscono sui diritti umani delle persone”, ha sottolineato. Bachelet si è poi detta molto preoccupata dal crescente livello di sorveglianza operata nel mondo da governi e attori privati.
Il silenzio ungherese
Nel suo discorso al Parlamento europeo Didier Reynders è tornato anche a occuparsi di Ungheria, tra gli stati maggiormente sotto accusa per l’utilizzo illegittimo dello spyware Pegasus. Il commissario ha sottolineato che l’Unione europea sta seguendo da vicino un’indagine dell’autorità di protezione dati di Budapest sull’utilizzo da parte del presidente Viktor Orbán del malware israeliano per sorvegliare giornalisti e figure dell’opposizione.
Gli autori dell’inchiesta su Pegasus hanno trovato i numeri di telefono di cinque giornalisti ungheresi nella lista delle persone sorvegliate, oltre a quello del politico di opposizione György Gémesi. Il paese ha meno restrizioni rispetto al resto dell’Unione per quanto riguarda la violazione della privacy, per violare tecnologicamente una persona è sufficiente infatti una firma del ministro della Giustizia nel caso in cui si ritenga che la sicurezza nazionale sia a rischio, non serve dunque il passaggio da un giudice. “Finora, il governo ungherese non ha ancora reagito alle rivelazioni del progetto Pegasus”, ha ricordato Gwendoline Delbos-Corfield, eurodeputata dei Verdi, che ha sottolineato l’urgenza di creare un contesto dove chi si macchia di questi reati ne paghi effettivamente le conseguenze.
Intanto nei giorni scorsi il governo tedesco ha dichiarato che la polizia federale si è più volte servita dello spyware Pegasus, per ora non sono state però sollevate accuse di sforamento oltre i normali confini della lotta al terrorismo.
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Moratorie su questi strumenti di intrusione e spionaggio e leggi sulla privacy più stringenti: lo scandalo Pegasus al centro del dibattito politico
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