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Hacker viola uno smartphone (Getty Images)

Il gruppo delle sette nazioni più ricche del mondo ha chiesto alla Russia di agire contro gli autori di cyber attacchi e ransomware partiti dal suo territorio, “per identificare, ostacolare e considerare responsabili tutti coloro che dai proprio confini lanciano attacchi ransomware, abusano della valuta virtuale per riciclare i riscatti e commettono altri crimini informatici”. Il richiamo a Mosca è contenuto nella dichiarazione finale del G7 di Carbis Bay, insieme alla richiesta di “investigare e spiegare in modo credibile l’uso di armi chimiche sul proprio suolo”, con riferimento implicito al caso dell’avvelenamento dell’oppositore politico Alexei Navalny.

In un’altra parte del testo finale, si chiede alla Russia di “fermare il suo comportamento destabilizzante e attività malevoli”. Il tema cybersecurity ha scalato la priorità delle agende internazionali dopo i recenti attacchi all’azienda energetica Colonial Pipeline e Jbs, la maggior azienda di lavorazione delle carni del mondo. In entrambi i casi un attacco ransomware ha causato l’interruzione delle attività e il pagamento di un riscatto in bitcoin per 4,4 e 11 milioni di dollari ad hacker presumibilmente con base in Russia (la crew DarkSide sarebbe responsabile nel primo caso).

Una rete sicura

Il consesso ha quindi approvato i principi dell’internet sicura elaborato dai ministri digitali” del G7 già a fine aprile, in base a otto punti di azione comune: la protezione dei diritti umani online nel garantire la libertà di opinione; un approccio multi stakeholder (aziende, società civile, università…) nel migliorare la sicurezza di internet; l’inclusione dei principi di sicurezza basata sulla progettazione tra le responsabilità sociali delle aziende; la trasparenza e l’attendibilità sulla presenza di attività dannose incluse nei servizi online; la ricerca e la condivisione delle buone pratiche nello sviluppo di tecnologie sicure; la protezione dei bambini da contenuti e attività illegali o dannose; l’istruzione ai media digitali; la partecipazione dei giovani.

Tra gli altri impegni richiamati, la condivisione di informazioni per contrastare gli abusi di genere online e la necessità di comprendere come le leggi internazionali si possano applicare al cyberspazio, coinvolgendo i ministri dell’Interno e degli Esteri. “Ci impegniamo inoltre a lavorare insieme per affrontare urgentemente la crescente minaccia condivisa delle reti ransomware – prosegue il testo -. Facciamo appello a tutti gli stati affinché identifichino e distruggano le reti criminali che operano nei propri paesi e di ritenere tali organizzazioni responsabili delle loro azioni”.

Il G7 ha richiamato l’impegno a promuovere reti di telecomunicazione come il 5G sicure, resilienti, competitive, trasparenti e sostenibili, nonché filiere diversificate di infrastrutture digitali. Sul tavolo, anche il tema della raccolta dati, in particolare sul ruolo degli algoritmi “che hanno rafforzato o amplificato bias storici o creato nuove forme di bias o iniquità”. Sul tema cybersecurity, infine, gli Stati Uniti hanno già annunciato di voler proseguire la discussione sul tema anche in ambito Nato. Secondo quanto riferisce Reuters, un piano di accordo con la Russia sarebbe stato già individuato in linea di massima per lo scambio in estradizione di criminali informatici tra i due paesi.

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Nel mirino le operazioni di gruppi di criminali informatici riconducibili alla Russia. La sicurezza delle reti anche al centro del vertice Nato
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