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Il wrestling è un affare di famiglia. Almeno nella serie Heels, da lunedì 15 agosto su Starzplay. I protagonisti sono, appunto, due fratelli wrestler di una piccola lega della Georgia uniti dalla professione e dai legami di sangue, ma separati dalla rivalità. Il maggiore, Jack, è un heel, il villain del ring, mentre fuori è il boss di un business del quale è il leader incontrastato: è lui che stabilisce la narrativa degli incontri, che amministra le finanze, che distribuisce i ruoli, riservando a sé stesso quello impopolare di avversario scorretto e detestato dal pubblico. Ace, il minore (nonché fotocopia della star di WrestleMania Edge), è la face, l’eroe della lega: bello e venerato dal pubblico, è insicuro, infantile, e si nutre della popolarità accordatagli dal fratello e dall’apprezzamento dei fan.

Jack si è costruito una famiglia solida, con la moglie cantante country (come la maggior parte della tracce della languida e bellissima colonna sonora, sigla compresa) e saggia; Ace, al contrario, predilige uno stile di vita più eccessivo e ha una relazione con una valletta (Crystal, la ballerina Kelli Berglund vista in Now Apocalypse) che sogna la ribalta. Le incomprensioni fraterne, le difficoltà economiche, l’ombra di una lega più grande che rischia di affossarli, i talent scout avidi pronti a tutto per rubare i talenti sotto contratto con la famiglia Spade e l’antagonismo tra wrestler desiderosi di emergere come le star delle rispettive leghe costringono Jack a sottrarre lo scettro al fratello, a stravolgere la narrativa degli incontri e a mettere a rischio i rapporti con famigliari e colleghi. Michael Waldron, già sceneggiatore di Community, Rick e Morty e dei marveliani Loki e Doctor Strange in the Multiverse of Madness, ha spiegato di aver “tratto ispirazione dalla lunga storia delle famiglie più note del wrestling, dagli Hart ai Von Erich. Il wrestling è da sempre un affare di famiglia”.

Tuttavia, Heels è molto di più. Disamina di uno sport che non è necessario conoscere per apprezzare lo show e di cui anche i seguaci di solito ignorano i retroscena, mette al centro la regola più importante del wrestling: non far male a se stessi e agli altri. Perché è uno spettacolo, ma uno spettacolo che implica dei rischi, uno spettacolo che a volte non insegna ai propri protagonisti a rispettare questa regola anche fuori dal ring. Il wrestling è anche una soap opera, un’arena moderna di gladiatori che conquista il pubblico raccontando una storia: quest’ultimo esulta quando l’eroe per cui tifa sconfigge l’avversario che lo ha aggredito in modo scorretto o lo ha denigrato, piuttosto che acclamarlo per una mera prova di forza. È la faida più sofferta a infervorare il pubblico. E Jack è bravissimo a farsi odiare e a far amare il fratello, fino a quando un imprevisto scuote gli equilibri del gioco.

“Turn heel” vuol dire abbandonare il ruolo di eroe per assumere la parte del traditore, del meschino. Con le vicende professionali della lega, con l’arrivo dell’ex wrestler Wild Bill (Chris Bauer fenomenale) – ora talent scout desideroso di arraffare i lottatori formati da Jack – e con una fiera in grado di ribaltare le sorti di tutti, procede di pari passo la cronaca dello strappo tra Jack e Ace, e le conseguenze sulle dinamiche famigliari e professionali. Su questo doppio binario corre la storia permeata di amarezza, di rimpianti, di incomprensioni, di un trauma che non si supera, di un perdono che non arriva. La faida fraterna tra Jack e Ace è straziante e apparentemente senza via d’uscita, soffoca i protagonisti portandosi dietro un carico di risentimento, dolore e acredine che investe anche il pubblico grazie a una concatenazione di eventi incalzante.

Heels è la serie più matura di Waldron, la più coesa dal punto di vista narrativo, ma anche quella in cui dimostra di saper orchestrare i colpi di scena portando emotivamente lo spettatore esattamente dove vuole con la stessa abilità con cui Jack manipola gli umori dei partecipanti dei match. Man mano che la narrazione procede e i problemi personali tra i personaggi si inaspriscono, gli interpreti e la storia diventano sempre più efficaci nel coinvolgere l’audience. Waldron smussa gli spigoli del registro drammatico ritagliando i momenti più banali e quotidiani dei wrestler fatti di buffi battibecchi, di scherzi e di battute (“Conosceresti anche tu la Bibbia a menadito se ti ci avessero menato per 17 anni”), e prendendo in giro le incarnazioni più bizzarre che hanno scandito la storia dello sport, dai luchador mascherati ai lottatori desiderosi di indossare costumi sempre più fantasiosi.

Stephen Amell, già Oliver Queen in Arrow che cinque anni fa ha lasciato tutti di stucco partecipando al SummerSlam della WWE, Alexander Ludwig (Ace) e il resto del cast (nel quale figura anche il vero wrestler CM Punk) fanno un lavoro impressionante anche nelle coreagrafie, realizzando senza controfigura suplex degni di Brock Lesner, body slam, atomic drop… Il finisher (la mossa risolutiva) più spettacolare e coinvolgente della stagione spetta a un personaggio inaspettato, in un epilogo commovente, dolceamaro ed entusiasmante, nel quale è racchiusa tutta la passionalità che questo sport stimola e che contempla un glorioso trionfo femminile (alzando considerevolmente l’asticella di gradimento della serie). Si tratta comunque di finale aperto, che lascia spazio per un’auspicata seconda stagione.

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In questo dramma famigliare, firmato da David Waldron di Loki, Stephen Amell (Arrow) e Alexander Ludwig (Vikings) sono due fratelli alle prese con un’insanabile rivalità. Dal 15 agosto su StarzPlay un episodio ogni domenica
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