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(foto: Getty)

La prima giornata di discussione del ddl Zan in Senato è terminata con lennesimo tentativo, fallito, della destra di farlo bocciare. L’aula continuerà quindi, tra il 14 e il 15 luglio, l’esame del disegno di legge contro le discriminazioni e le violenze basate sull’orientamento sessuale, il genere, l’identità di genere e le disabilità, presentato dal deputato del Partito democratico Alessandro Zan. I partiti avranno poi tempo fino al 20 luglio per presentare emendamenti alla legge, dopodiché il testo dovrà essere finalmente votato, anche se i giornali parlano del “rischio concreto” che il voto finale si possa tenere a settembre.

A 8 mesi dalla sua approvazione alla Camera, lo scorso 4 novembre, la discussione sul ddl Zan è approdata ieri, 13 luglio, anche in Senato. Dopo nemmeno un’ora dall’inizio del dibattito il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, ha provato a far tornare il testo in commissione, dove si svolgono le discussioni preliminari al voto e dove la legge è rimasta bloccata per mesi proprio a causa dell’ostruzionismo delle destre. La seduta è stata così sospesa dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati – di Forza Italia – che ha convocato la conferenza dei capigruppo, cioè dei rappresentanti dei partiti. A seguito di un confronto che i giornali descrivono come particolarmente duro e animato, la conferenza ha deciso di non accogliere le richieste di Ostellari e di procedere con la discussione in aula.

In ogni caso, le pratiche ostruzionistiche per rallentare i lavori parlamentari non si sono limitate a questo. Subito dopo infatti, l’aula si è dovuta esprimere sulle cosiddette pregiudiziali di costituzionalità presentate da Lega e Fratelli d’Italia, con le quali i due partiti hanno chiesto di interrompere la discussione del testo perché in contrasto con la Costituzione. Come prevedibile, l’aula non lo ha ritenuto tale e le pregiudiziali sono state respinte con 136 voti contrari, 124 favorevoli e 4 astenuti.

Questi numeri, espressi con un voto palese cioè non anonimo, potrebbero trarre in inganno e indurre a credere nell’esistenza di una solida maggioranza di rappresentanti favorevoli al ddl Zan. In realtà le cose non stanno proprio così. Le pregiudiziali sono state respinte anche da Italia viva che però si è detta favorevole a una sostanziale modifica del testo, per raggiungere un compromesso con le destre, e ci si aspetta presenti alcuni emendamenti. Se questi dovessero passare, il ddl tornerebbe alla Camera e tutto il processo di discussione e confronto dovrebbe ricominciare dall’inizio. Inoltre, il voto effettivo sul testo di legge avverrà probabilmente a scrutinio segreto, cioè nell’anonimato, e questa condizione potrebbe portare alla defezione di alcuni rappresentanti dei partiti che sostengono il disegno di legge. I dubbi riguardano principalmente il sostegno di Iv, ma anche quello di alcune senatrici e senatori più scettici del Pd e del Movimento 5 stelle.

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La Lega ha provato a bloccare la discussione rimandando il testo in commissione Giustizia, e insieme a Fratelli d’Italia ha sostenuto l’incostituzionalità del ddl
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