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(immagine: @NatureEcoEvo/Twitter)

Ci sono sempre più prove che i nostri antichi cugini Neanderthal fossero capaci di pensiero simbolico. Un osso di cervo gigante di oltre 50mila anni fa, ritrovato nella Grotta dell’unicorno in Germania, sarebbe stato intagliato a fini estetici: una forma d’arte che va ad aggiungersi alle pitture rupestri e ad altri manufatti antecedenti all’arrivo di Homo sapiens in Eurasia.

Un manufatto artistico

Come riportato nello studio pubblicato su Nature Ecology&Evolution, in base alla datazione al radiocarbonio l’osso di cervo gigante (Megaloceros giganteus, una specie ormai estinta che si ritiene fosse alta 2 metri al garrese e con un palco di corna che poteva raggiungere i 3,5 metri di ampiezza) risale a circa 51mila anni fa, prima dunque del presunto arrivo di Homo sapiens nella regione che oggi corrisponde all’Europa centrale. Il luogo del ritrovamento, la cosiddetta Grotta dell’unicorno sulle montagne dell’Harz nel nord della Germania, è nota per aver restituito nel corso del tempo diversi reperti archeologici ricondotti a comunità di Homo neanderthalensis, tra ossa e manufatti.

Secondo i ricercatori tedeschi che firmano la scoperta, le incisioni ritrovate sull’osso dell’animale non sono il risultato della macellazione, ma rappresentano un motivo geometrico “chiaramente decorativo”: due serie precise di linee intersecate eseguite con un taglio verticale e poi raschiate. Per realizzare l’oggetto i Neanderthal lo avrebbero bollito prima per ammorbidirlo e rendere più semplice la lavorazione.

Influenza dei Sapiens?

Da tempo ormai l’idea che i Neanderthal fossero solo dei rozzi ominidi con facoltà cognitive molto limitate è stata abbandonata: gli esperti sono concordi nel riconoscere che avessero tratti comportamentali complessi, che si prendessero cura nei propri simili disabili e anziani e avessero un certo culto dei morti, che fossero in grado di produrre strumenti tecnologici. Tuttavia, le scoperte che testimonierebbero la complessità del pensiero dei nostri antichi cugini sono ancora poche e non consentono di farsi un’idea precisa sulle loro effettive capacità.

Sebbene per i ricercatori tedeschi la datazione al radiocarbonio dell’osso di cervo gigante intagliato testimoni la sua fabbricazione prima di qualsiasi contatto con i Sapiens e costituisca dunque una prova del livello di complessità delle capacità cognitive proprie dei Neanderthal, alcuni esperti dubitano che i Neanderthal fossero in grado di elaborare pensieri astratti e simbolici in autonomia e che manufatti ornamentali e pitture a loro attribuite siano frutto di influenze da parte di Homo sapiens.

“I reperti archeologici di incisioni artistiche sono rari e, in alcuni casi, ambigui. Evidenze di decorazioni artistiche suggerirebbero la produzione o la modifica di oggetti per ragioni simboliche al di là della mera funzionalità, aggiungendo una nuova dimensione alla complessa capacità cognitiva dei Neanderthal, scrive Silvia Bello dal Natural History Museum di Londra, in un articolo che accompagna la pubblicazione dello studio su Nature. E aggiunge: “La scelta del materiale, la sua preparazione prima dell’intaglio e la sapiente tecnica utilizzata per l’incisione sono tutti indice di sofisticata perizia e grande abilità nella lavorazione delle ossa”.

Tuttavia, recenti studi genetici mettono in luce che Neanderthal e Sapiens si siano incrociati prima di 50mila anni fa, e dato questo precoce scambio di geni non si può escludere uno scambio di conoscenze altrettanto precoce tra le popolazioni umane moderne e quelle di Neanderthal. “La possibilità di una conoscenza acquisita dall’uomo moderno non sottovaluta, a mio avviso, le capacità cognitive dei Neanderthal”, scrive ancora Bello: “Al contrario, la capacità di apprendere, integrare l’innovazione nella propria cultura e adattarsi alle nuove tecnologie e ai concetti astratti dovrebbe essere riconosciuta come un elemento di complessità comportamentale”.

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Un osso di cervo gigante intagliato si aggiunge a precedenti indizi sulle capacità dei Neanderthal di pensare in modo astratto, ma alcuni esperti dubitano che sia tutta farina del loro sacco
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