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(foto: Gerd Altmann via Pixabay)

La variante delta (ex indiana) del coronavirus continua a far parlare di sé. Oggi abbiamo più informazioni, anche perché la nuova forma virale è più diffusa, anche se ancora non conosciamo molti aspetti che la riguardano. La variante delta è sicuramente più trasmissibile e per questo è importante sottoporsi alla vaccinazione con entrambe le dosi, dato che una sola non è sufficientemente protettiva. In Italia oggi colpisce quasi 1 persona su 4 fra quelle che risultano positive al coronavirus. Cosa sappiamo in 5 punti.

1. La delta è più trasmissibile. Ma le vie di contagio sono le stesse

La variante delta è più contagiosa, dal 40% al 60%, rispetto alla alfa (ex variante inglese), che a sua volta era più trasmissibile rispetto alla forma tradizionale del virus. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito la delta “rapidissima” e “la più in forma”, dunque più abile di diffondersi. Per questo la maggiore contagiosità ha sicuramente un ruolo nella crescita evidente dei casi: in Europa sono aumentati del 10% nell’ultima settimana di giugno. Tuttavia, attualmente non ci sono prove che alcune vie di trasmissione – pensiamo ad esempio al contagio via aerosol, da particelle di virus sospese nell’aria – abbia un peso diverso rispetto a prima.

2. Sarebbe anche più letale: ecco perché secondo l’Oms

Quando si parla di nuove varianti più contagiose ci si chiede se siano anche più letali, cioè associate a un maggior numero di forme gravi e decessi. L’altra domanda riguarda poi le ragioni: sono più letali perché più contagiose (dunque abbiamo più casi e per forza di cose più morti) oppure perché anche a parità di casi la malattia è comunque più grave? La questione si è posta anche nel caso della variante inglese (alfa), risultata più letale, anche se le cause sottostanti non sono state del tutto chiarite. Nel caso della delta l’Oms indica che la variante “potrebbe essere più letale perché è più efficiente nel modo in cui si trasmette fra le persone”, dunque per ora la ragione sembrerebbe trovarsi soprattutto nel fatto che in generale ci sono più casi.

3. Quanto è diffusa

Secondo i dati della fine di giugno 2021 la variante delta è prevalente nel Regno Unito, dove rappresenta il 99% dei casi. In Italia le ultime stime di inizio luglio indicavano una diffusione al 22,7% ed è possibile che i contagi associati a questa particolare forma virale salgano ancora, sia in Italia sia negli altri paesi europei. La delta è destinata a diventare prevalente nel vecchio Continente: nell’ultima settimana di giugno il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha indicato che entro la fine dell’estate questa variante riguarderà il 90% dei nuovi casi in Europa. E secondo l’Oms, che l’ha inserita fra le cinque varianti “che destano preoccupazione”, è destinata a diventare prevalente a livello mondiale.

4. Quali sono i sintomi frequenti

Le autorità internazionali stanno anche studiando i sintomi associati alla variante delta e il decorso della malattia, che potrebbero essere leggermente diversi rispetto a quelli del virus tradizionale. Finora i cinque sintomi classici più comuni, indicati, erano: febbre, tosse secca e spossatezza, insieme (in un numero minore di casi) a mal di testa, dolori muscolari, perdita di olfatto e gusto e altri. Oggi fra le manifestazioni compaiono anche, come mostra il Zoe Covid Study, naso che cola (raffreddore), mal di testa e mal di gola con maggiore frequenza. Mentre la perdita dell’olfatto scende ed è meno diffusa.

5. Contro la delta i vaccini sono meno efficaci?

L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha annunciato che due dosi di tutti i vaccini disponibili (e anche la singola somministrazione del monodose di Johnson&Johnson) sono efficaci anche contro la variante delta, mentre la singola dose non sarebbe sufficiente. Tuttavia, ultime notizie provenienti da Israele hanno destato l’attenzione di molti. Le autorità israeliane hanno annunciato un possibile calo del 30% dell’efficacia generale dei vaccini contro la delta, anche se i dati, non pubblicati, sono ancora da confermare. Ma in ogni caso bisogna sottolineare che l’efficacia contro le forme gravi rimane elevata, sempre secondo l’indagine israeliana, e pari al 93%. Un risultato che conferma l’importanza della vaccinazione con due dosi.

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Più contagiosa e probabilmente più letale, diffusissima nel Regno Unito, riguarda ora quasi un caso su 4 in Italia. Cosa sappiamo e non sappiamo su diffusione ed efficacia dei vaccini
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