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Riconoscimento facciale (Getty Images)

Aprire un dialogo con le aziende che sviluppano o utilizzano tecnologie di riconoscimento facciale e dare la priorità ai diritti umani in un settore il cui futuro è ancora imprevedibile: è l’obiettivo di una dichiarazione degli investitori sottoscritta da 50 firmatari che hanno aderito all’iniziativa lanciata da Candriam, gestore globale multi-asset con focus su investimenti sostenibili e responsabili. Aviva Investors, Sycomore Asset Management, Domini Impact Investments e Bmo Global Asset Management sono tra i sostenitori di una campagna che ha coinvolto investitori che hanno nel complesso 4.500 miliardi di dollari di beni in gestione e che hanno deciso di aprire un confronto con le aziende produttrici di tecnologie di riconoscimento facciale per orientare le rispettive iniziative economiche nel settore in base a principi di sostenibilità.

Lanciata lo scorso marzo, l’iniziativa avrà durata di due anni e richiede agli aderenti una gestione del rischio adeguata e maggiore trasparenza da parte delle aziende. Le necessità di garantire un utilizzo etico dei dati e delle tecnologie, con una supervisione e regolamentazione per il rispetto della privacy, delle libertà individuali e la non-discriminazione di particolari gruppi a causa di errori e bias perpetrati dall’algoritmo, sono alla base del programma, accolto con favore anche dai principi per l’investimento responsabile dell’Onu. Il tema è all’ordine del giorno anche della Commissione europea che sta proponendo un primo quadro giuridico con il regolamento sull’approccio all’intelligenza artificiale.

Candriam ha pubblicato quest’anno un white paper con le linee guida per gli investitori nella valutazione di rischi e opportunità legati al riconoscimento facciale e nell’individuazione degli elementi che ne favoriscono l’adozione a livello globale. Attualmente l’uso delle tecnologie di riconoscimento facciale è vietato in Belgio, Lussemburgo e Marocco e per il mondo della finanza è una grande novità. In base a un recente sondaggio, il 70% degli investitori su una platea di 300 ha espresso riserve sull’utilizzo.

“Le tecnologie di riconoscimento facciale stanno rivoluzionando le nostre vite e possono rappresentare un rischio per le aziende a livello operativo, finanziario e di immagine, nonché un rischio significativo per i diritti umani. È positivo che i firmatari riconoscano il proprio ruolo nel coinvolgere le aziende con un approccio unito e collaborativo, per garantire che questa tecnologia venga utilizzata in modo lecito ed etico”, ha dichiarato Benjamin Chekroun, analista di Candriam.

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Patto nel settore tra operatori che hanno in portafoglio 4.500 miliardi di dollari di beni in gestione: chieste tutele su privacy e diritti umani
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